Celia S. Friedman, Il Cavaliere del Sole Nero

(Libro I della Trilogia del Sole Nero)

È grazie all’iniziativa di Fanucci, cui va anche la mia personale gratitudine per il volume inviatomi, che la Trilogia del Sole Nero di Celia S. Friedman torna in Italia dopo quasi un trentennio di assenza dal mercato editoriale nostrano, periodo in cui la finora unica edizione – quella Nord uscita nella seconda metà degli anni Novanta – è stata reperibile esclusivamente in ambito collezionistico. Si tratta senza alcun dubbio del lavoro più conosciuto dell’autrice newyorkese classe 1957 (costumista prima di abbracciare la scrittura creativa come professione) e di un’opera seminale per il fantasy moderno, opera di cui Il Cavaliere del Sole Nero costituisce il primo atto.1

Michael Whelan – illustrazioni per le copertine delle edizioni originali dei romanzi della Trilogia del Sole Nero (Coldfire Trilogy, 1991-1995)

Il romanzo si apre con un prologo ambientato molti secoli prima rispetto alla linea narrativa principale e che introduce immediatamente il lettore nello straordinario worldbuilding sviluppato dalla Friedman: Erna è un mondo dalle caratteristiche molto simili a quelle della Terra e sul quale, proprio per questo motivo, la nostra specie si è insediata ormai da generazioni. Ciò che del pianeta risulta invece ancora non del tutto controllabile dall’uomo è il fae, energia e allo stesso tempo forza mistica che lo pervade per intero sia fuoriuscendo dalla crosta durante le frequenti attività sismiche sia in base al movimento ciclico degli astri, e che reagisce alla psiche umana manifestando fisicamente i suoi desideri e paure. Fin dal tempo dell’arrivo dei terrestri sul nuovo mondo, il fae costituisce dunque una risorsa come anche una minaccia, perchè in grado di modificare flora e fauna locali ma allo stesso tempo di dar vita a potenti e non sempre benevoli entità.

Nonostante gli sforzi della Chiesa dell’Unificazione Umana, che per secoli ha cercato di trovare un modo di annullare gli effetti del fae, alcuni tra i discendenti di quei primi coloni terrestri hanno imparato a manipolarlo, diventando dei veri e propri maghi, gli adepti. Ed ecco che, come nella migliore declinazione della letteratura fantastica, l’immaginario della Friedman riesce a coniugare in modo organico e ricco di possibilità narrative la fantascienza con il fantasy, racchiudendo anche questioni universali come l’opposizione tra natura e scienza, superstizione e fede, subconscio e raziocinio.

Celia S. Friedman

Lungi dall’essere un trattato travestito da romanzo, Il Cavaliere del Sole Nero prende subito le mosse dall’arrivo nella città di Jaggonath, nell’emisfero orientale di Erna, del sacerdote-guerriero Damien Vryce, incaricato di portare a termine una missione assegnatagli dalla Matriarca dell’Ovest. Già nelle prime pagine, Damien fa la conoscenza di Ciani, una maestra del sapere, sapiente del luogo in grado di percepire le mutevoli correnti del fae e di imbrigliarle ai propri scopi. Lo stile elegante e descrittivo dell’autrice non è complesso al punto di risultare gravoso alla lettura. Risulta, anzi, del tutto maturo e consapevole, complice anche l’eccellente traduzione di Annarita Guarnieri mantenuta anche in questa nuova edizione: senza mai eccedere, la narrazione fornisce in modo graduale al lettore le informazioni sull’articolato e immersivo worlbuilding – centrale nello sviluppo della trama – sia attraverso brevi digressioni che dialoghi tra i personaggi.2

Sin da subito, la Friedman avvia un intreccio tutt’altro che banale e assai avvincente, introducendo nuovi attori nella vicenda e risvolti indotti dalla complessità dell’ambientazione, dal sense of wonder e dagli insondabili (almeno all’inizio) scopi delle potenze generate dal fae: in questo, Il Cavaliere del Sole Nero presenta elementi tipici dell’high fantasy, del dark fantasy, del planetary romance e dello science fantasy ottimamente bilanciati tra loro e con un gusto dell’avventura che si respira a ogni pagina, coniugandosi con una narrazione coinvolgente e dal ritmo sostenuto. Non risulta difficile capire quanto centrale sia stata l’influenza esercitata da quest’opera su autori come Brandon Sanderson, Brent Weeks, Peter V. Brett e Michael R. Fletcher (tra gli altri) rappresentando, all’epoca della sua prima pubblicazione in lingua originale, una ventata d’aria fresca in un genere forse allora eccessivamente appesantito dalla ripetizione di stilemi e strutture narrative in ambientazioni medievaleggianti.


«Il male è ciò che tu fai di esso, aveva scritto il Profeta. Vincolalo ad uno Scopo elevato e ne avrai alterato la natura. E ancora: Usiamo gli strumenti che ci sono necessari.»

Sono anche le complesse e mai scontate caratterizzazioni dei personaggi a rappresentare un’altra notevole abilità della Friedman – che anche nella sottotrama romantica del romanzo non si perde in cliché – sviluppate in archi narrativi ben calibrati e credibili. Il tutto abbinato a quello che probabilmente è il vero fiore all’occhiello dell’opera e uno degli elementi più influenti per le successive generazioni di autori: un sistema magico che in nessuna occasione si traduce in deus ex machina, che serve la trama e che si caratterizza come elemento organico dell’ambientazione perchè, pur nella sua complessità, mai risulta troppo stringente e codificato.

Era finalmente ora che un’opera di questa importanza e centralità nella narrativa fantastica tornasse a disposizione degli appassionati italiani, soprattutto di quelli, tra loro, che fino a oggi non avevano mai avuto occasione di scoprire questa straordinaria autrice.

Note

1 A distanza di circa un quindicennio dalla pubblicazione del romanzo conclusivo (A Crown of Shadows, 1995), alla trilogia è stato aggiunto un racconto prequel, Dominion: A Coldfire Tale (2012), pubblicato in lingua originale solo in versione e-book e da noi finora inedito

2 In un articolo, pubblicato sul suo sito ufficiale, la Friedman spiega come consideri elemento critico, nella scrittura, il fornire informazioni attraverso punti di vista narrativi che risultino emotivamente coinvolgenti per il lettore, cfr.: Celia S. Friedman, The Reality of Writing, 2012 <https://www.csfriedman.com/the-reality-of-writing> [consultato il 31 marzo 2023]

Progetta un sito come questo con WordPress.com
Comincia ora